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La ricerca semantica e il suo impatto sui risultati dei motori di ricerca.

 

 

Il significato di ricerca semantica

 

Nel Settembre 2013 Google annuncia di aver introdotto un nuovo algoritmo per regolare il suo motore di ricerca: stiamo parlando dell’algoritmo “Hummingbird”, tradotto in italiano: “Colibrì”.

Questo algoritmo, è stato il primo vero passo verso la ricerca semantica, obiettivo già dichiarato dal colosso di Mountain View nel 2008. 

Ma vediamoci chiaro: Cosa si intende per ricerca semantica?

“La Ricerca semantica è un campo di ricerca che cerca di migliorare l’accuratezza della ricerca nei motori di ricerca web cercando di comprendere l’intento del ricercatore e il significato contestuale dei termini adoperati al fine di generare risultati più rilevanti. La ricerca semantica considera il contesto di ricerca, l’ubicazione del ricercante, l’intento, la variazione delle parole, sinonimi, interrogazioni generalizzate e specializzate, riscontro di concetti, interrogazioni in linguaggio naturale. I più grandi motori di ricerca come Google e Bing incoroporano alcuni di questi elementi.” Fonte Wikipedia.

Google, attraverso Hummingbird, cerca di comprendere la relazione tra le parole inserite e la loro disposizione, in modo da capirne il significato, proprio come farebbe un essere umano.

 

La macchina si adatta al ragionamento umano

 

Agli albori di Internet, è l’utente che si deve adattare ai motori di ricerca utilizzando parole chiave e operatori booleani, oggi è la macchina che si adatta al ragionamento umano.

Con l’algoritmo Hummingbird, gli utenti si sono potuti interfacciare col motore di ricerca, con il proprio linguaggio parlato, come se stessero parlando con un conoscente.

In altre parole invece di scrivere nel modulo di ricerca di Google: “previsioni tempo roma”, oggi si possono utilizzare espressioni del tipo: “che tempo farà domani a Roma?”, “ci sarà il sole a Roma domani?” o simili.

Addirittura adesso è possibile omettere la località di cui si vuole l’informazione, lasciando al sistema il compito d’individuare la nostra posizione geografica.

Esempio: pizzeria vicino a me, pizzeria nei paraggi.

Con la ricerca semantica, il sistema non solo ragiona come noi umani, ma lavora anche attraverso la logica.

Questo algoritmo si sposa bene con gli studi che Google porta avanti relativi alla ricerca vocale, la quale migliorerà ulteriormente la connessione uomo-macchina.

 

Come la ricerca semantica cambia la SEO ?

 

In passato, quando Google possedeva algoritmi non semantici, era possibile alterare la sua percezione semplicemente manipolando la Keyword density degli articoli. 

In questo modo si poteva fare credere a Google che i contenuti fossero rilevanti e ricchi d’informazioni a riguardo.

Questo modello però era troppo semplice e Google si è sempre sforzata di porre rimedio a questo meccanismo, che non da nessun valore aggiunto all’utente finale.

A tale proposito Big G mise a punto un algoritmo, molto più complesso di quello precedente, che riusciva a capire se il contenuto in analisi fosse davvero utile.

 

Introduzione della ricerca semantica

 

Il primo passo che ha reso Google più intelligente è stato quello d’introdurre Google Panda, un algoritmo in grado di valutare il livello di spam di una determinata pagina web. 

Questo sistema lavora semplicemente come i server di posta, che individuano la posta indesiderata, per fare una prima scrematura del così detto spam.

Questo non è però sufficiente a garantire i “giusti” risultati in SERP

Ecco che Google è giunto a farsi questa domanda:

Come faccio ad essere certo che un testo di una pagina web che utilizza il 4% una determinata parola chiave (digitata dall’utente che si interfaccia con il motore di ricerca) non contenga, nel restante 96% notizie irrilevanti?

Per risolvere questo problema Google è approdato all’ algoritmo basato sulla “semantica” e a Hummingbird (presentato prima).

Con gli algoritmi semantici Google, non solo riesce a lavorare sulla parola chiave richiesta dall’utente, ma anche sui Topic e sull’intento della ricerca, valutando i contenuti nel loro complesso. 

In altre parole attraverso gli algoritmi semantici, Google si garantisce che:

  • I testi non abbiano ripetizioni forzate e innaturali di parole chiave.
  • I contenuti non siano troppo brevi rispetto all’argomento trattato.
  • I contenuti non siano scritti da persone con scarse conoscenze sull’argomento trattato.

Insomma per essere sicuri che Google non penalizzi un sito rispetto a un altro, bisogna alzare la qualità di ciò che si scrive e realizzare contenuti assolutamente unici e utili per gli utenti.

Se si garantiscono queste cose si è perfettamente in linea con ciò che Google ogni giorno cerca di ottenere, e non c’è da preoccuparsi minimamente di come realmente funziona il suo algoritmo semantico e di come Google ottiene i suoi risultati nelle SERP.

Hai verificato anche tu l’impatto di questi cambiamenti sui tuoi siti web ?

Raccontaci cosa è cambiato nel tuo modo di fare la SEO.

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